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LA STORIA

Quello che Tiziano Golfetti ha creato, la famiglia Muzzi conserva

Nel 1902 Verona è una città in fermento.
Sul piano urbanistico tiene banco il discorso relativo all’abbattimento del ghetto ebraico, a due passi da piazza delle Erbe.
Nella centrale elettrica comunale di Basso Acquar, s’inaugura una nuova linea di produzione
che incrementa la disponibilità complessiva di elettricità.
Le turbine utilizzate sono quelle della ditta Riva e Monaret di Milano; la stessa che l'anno prima aveva venduto i suoi prodotti per imbrigliare le cascate del Niagara.
Il 23 aprile dello stesso anno, poi, l’Hotel de Londres diventa
il primo albergo cittadino ad avere l’illuminazione elettrica grazie a un sistema di accumulatori.

Alzatina Borsari con B 1902

In questo contesto così dinamico nasce la pasticceria di Tiziano Golfetti che decide di dedicare la propria attività a un luogo iconico di Verona, un luogo le cui origini affondano nella seconda metà del primo secolo Avanti Cristo, quando viene eretta Porta Iovia.  

Il monumento in questione introduce il decumano massimo, continuazione di quella via Postumia che collegava il mar Tirreno a quello Adriatico da Genova ad Aquileia. Nel 1902, però, il sito è conosciuto con un appellativo medievale che non lascia spazio all’immaginazione visto che trattasi di stallo presidiato dai bursarii, coloro i quali riscuotevano i dazi doganali all’ingresso della città. Nel 1902 si parlava, quindi, di Porta Borsari.

 
Ed è proprio prendendo spunto da questo caratteristico punto della città che Golfetti decide il nome della propria pasticceria. Un nome arrivato ai giorni nostri trasportando il suo carico di gustosa suadenza, un effluvio di dolci lievitati che spazia dal veronesissimo pandoro e continua con panettoni e colombe.

 

Dal 2010 il marchio Borsari è passato nelle mani della famiglia Muzzi che, ancora oggi, ne custodisce la rigorosa storicità e il gusto fortemente identitario.